lunedì 4 gennaio 2010

RECENSIONE di Sonia Bucciarelli

Il colore del caffè, titolo del libro di Arturo Bernava e metafora della vita, è il filo conduttore di tutto il racconto, e al variare del suo colore corrispondono nuove situazioni, emozioni diverse, gioiose, amare, nere, bianche.
È il caffè il protagonista nascosto del romanzo, delle scene vissute dal protagonista, dei momenti cruciali della sua storia e di quella dei cittadini del paese abruzzese chiuso nell’abbraccio delle montagne, con le vie del borgo che si imbiancano di neve, silenziose in inverno e illuminate dalla luce soffusa delle notti d’estate.
Dante Modiano è un maresciallo che ne è stato da poco trasferito e che riesce a vedere oltre la coltre di tranquillità che tutto lassù permea, e parte da un omicidio risalente a sedici anni prima, nel quale si nascondono le radici di un caso poco chiaro; idealista e non disposto ai compromessi, Modiano intende andare in fondo alla faccenda.
Allo stesso modo altre sono situazioni che suscitano più di un dubbio, non ultimo il fallimento della banca che ha condizionato la vita degli abitanti del paese e il cui epilogo giudiziario apre le prime pagine del romanzo.
Le ricerche di Modiano si scontrano con le difficoltà di chi intende ostacolarlo, di chi insinua dubbi e con i desideri della sua parte meno razionale, perché Modiano è un carabiniere ma anche il giovane rampollo di una nota famiglia della società romana, un uomo con normali desideri di affetto, di una vita semplice e di amore. Inaspettato, un sentimento lo coinvolge lentamente ma appassionatamente dopo aver faticato a mostrasi, a definirsi persino a lui.
Molti sono i personaggi che si delineano nel corso del libro, e ognuno a modo suo sarà determinante nello sviluppo della vicenda, ognuno dà suono a una voce, dà vita a uno sguardo diverso, eppure tutti sono ugualmente indispensabili per consentire la visione d’insieme che serve al maresciallo per cogliere il nesso fra gli eventi.
Il tempo, insieme alla tragedia della guerra, porterà cambiamenti, colori diversi che si raccoglieranno in una tazzina di caffè, come ciò che più rappresenta ciascuno di loro, come il desiderio più profondo di condivisione che il rituale del caffè da sempre implica.

Sonia Bucciarelli

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