sabato 24 ottobre 2009

RECENSIONE di Antonella Santarelli

L’immagine di un paesino arroccato sulla montagna abruzzese, il ritratto ilare e pittoresco dell’era fascista, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, e il repertorio dei personaggi dalla grande umanità sono gli elementi sapientemente miscelati, con stile discorsivo semplice e immediato, da Arturo Bernava nel romanzo “Il colore del caffè”, ed. Solfanelli, 2009. Il romanzo di Bernava si legge in poco tempo perché la vicenda cattura oltremodo il lettore che “vive” il libro, come consiglia Alfredo, il vecchio saggio del paese, che saprà invogliare alla lettura un’intera comunità, composta da piccoli uomini, in gran misura analfabeti, intenti a scrivere la propria grande storia. Dante Modiano, rampollo di una famiglia nota negli ambienti più elevati della società romana, giunge, in veste di giovane maresciallo dei carabinieri, nel piccolo paese abruzzese, non si saprà fino alla fine del romanzo per quale motivo. Intreccerà la propria vicenda con l’esistenza della bella Lorena, bolognese di origine, anche lei con un segreto da svelare solo in parte. Avvincente la loro storia d’amore da mantenere segreta e dal coinvolgimento pieno dei sensi e dell’anima.
Il paese, così vicino alle stelle nelle notti d’estate, è il grande protagonista del romanzo con personaggi che costruiscono il tracciato del racconto grazie a fatti che uniscono le diverse esistenze, apparentemente infelici, in attesa di riscatto o destinate a recitare ruoli decisi altrove. Come quello del podestà, piccolo duce in miniatura , che riuscirà in qualche modo a riabilitarsi di fronte agli avvenimenti futuri. Molto bella e toccante la storia di Gerolamo, alle prese con la costruzione di una nuova identità dopo sedici anni di torture ed elettoshock in manicomio, punizione a lui inflitta per la sua grande storia d’amore in collisione con le regole della piccola comunità. L’ombra della persecuzione nazista traspare nella vicenda della povera famiglia ebrea ricercata nel paese e nel paese silenziosamente protetta.
La citazione posta in prossimità della fine “... E’ la solidarietà che salverà il futuro dei giovani... ” di un personaggio storico successivo all’epoca dei fatti narrati, papa Wojtyla, è quanto mai calzante di fronte all’ecatombe della seconda guerra mondiale.

Antonella Santarelli

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