sabato 26 novembre 2011
venerdì 28 ottobre 2011
martedì 16 agosto 2011
giovedì 28 aprile 2011
Presentazione al Liceo Scientifico G. Galilei di Pescara (Sabato 30 aprile 2011)
Biblioteca Liceo Scientifico G. Galilei - Pescara
2° Concorso Letterario 2010-2011
Sabato 30 aprile 2011 ore 9,30 Aula Magna
Premiazione dei vincitori
Io... Testimone di Pace
Ospiti della manifestazione:
Marco Solfanelli, editore
Arturo Bernava, autore del romanzo
Il colore del caffè (Edizioni Solfanelli)
giovedì 24 marzo 2011
venerdì 4 marzo 2011
giovedì 10 febbraio 2011
venerdì 21 gennaio 2011
RECENSIONE di Pier Lugi Coda
Le abitudini stentano a sparire; si coltivano negli anni, crescono, maturano e si arroccano nella mente. Io, per abitudine, quando apro per la prima volta un libro corro subito alla pagina finale; mi dico: “ Se un autore, dopo x alla enne pagine scritte, non sa dare forma e sostanza, non riesce ad uscire dalla banale normalità narrativa, da uno stile concluso, è inutile perdere tempo a leggerlo”. E il pensiero corre automaticamente allo straordinario finale del Martin Eden di Jack London: “nell’istante stesso in cui lo seppe cessò di saperlo”. Credo sia davvero tosto per chiunque cimentarsi con queste parole scolpite in una roccia di carta.
Ma alle volte le abitudini si capovolgono, come nel caso del racconto di Arturo Bernava; qui non è stato il finale, per altro sostenuto e corposo, a sollecitare la mia curiosità, bensì il titolo. “ Il colore del caffè”. Già che colore ha il caffè? D’acchito si direbbe nero, poi, riflettendo ci si accorge che proprio nero non è, che vi sottendono sfumature e trasparenze, modulazioni e riflessi, contrasti e guazzabugli che trascendono il colore stesso e si trasformano in misteriose congetture, in punti di osservazione, in solleciti ad approfondire e indagare, insomma in un poliziesco cromatico. Ci aiuta a capirlo uno dei protagonisti del racconto, il cieco Corsi che, pur non vedendo, è colui che sa veramente vedere e interpretare: “ Quando bevo il caffè non lo immagino nero, ma sento sempre la luce che vi si è sciolta dentro; sento il giallo del sole che ha illuminato la pianta, l’argento dell’acqua che l’ha bagnata. E il caffè si mischia dei tanti colori che lo compongono in un inebriante caleidoscopio…”
Siamo a ridosso della seconda guerra mondiale; il profumo del caffè si fa Storia e Vicenda. Nella Storia si vive l’ignominia delle leggi razziali, la fuga degli ebrei, l’ascesa di nobilastri inventati di regime, i soliti faccendieri di filibusta finanziaria, gli editti all’austerity che invitano a bandire il consumo del caffè per privilegiare il surrogato: “ dopotutto l’esempio viene dalla Camera dei deputati che ha bandito l’uso del caffè al proprio bar, subito seguita dalla Camera del senato…”. Insomma, il costo di un chilo di caffè equivaleva a due giorni di paga di un operaio…
Nella Vicenda il caffè si sorseggia con il maresciallo Modiano, un “tipo impiccione” che invece di farsi gli affari suoi ha l’ardire di ficcare il naso in una “sporca faccenda” di finanza e di sangue di un piccolo paesino abruzzese. E qui si apre un microcosmo di appunti, di personaggi, di misteri da chiarire, di nevicate lente e dolcissime che intiepidiscono i corpi di una notte d’amore. La bella barista dalle origini sconosciute, le gustose “entrée” dell’Arzighetti e dell’appuntato Inzirillo, il Segretario Comunale sospeso tra obblighi di ruolo e la propria segreta umanità, il losco finanziere Lanfranchi, la sconvolgente avventura del povero Spinaci condannato al manicomio per annullare ogni testimonianza giudiziaria… Su tutti, il protagonista, il Maresciallo Modiano con la sua onestà intellettuale, il suo voler andare a fondo per dipanare intrecci e garbugli malavitosi mantenendosi costantemente in sintonia con la propria coscienza di uomo.
Il timbro letterario scorre senza intoppi; il dialogato s’alterna al narrato in una sintesi stilistica di equilibrio e vivacità lessicale; l’ampiezza contenutista del racconto con la sua molteplicità di tematiche si apre su prospettive analizzate con la severità dello storico e il sottile vigore di una scrittura sobria e compiuta, sempre affascinata dai colori del caffè e dal vento freddo che soffia sulle asperità scoscese delle terre di Abruzzo.
Pier Luigi Coda
http://www.dictamundi.net/Recensioni/VetrinaBernavaA.html
Ma alle volte le abitudini si capovolgono, come nel caso del racconto di Arturo Bernava; qui non è stato il finale, per altro sostenuto e corposo, a sollecitare la mia curiosità, bensì il titolo. “ Il colore del caffè”. Già che colore ha il caffè? D’acchito si direbbe nero, poi, riflettendo ci si accorge che proprio nero non è, che vi sottendono sfumature e trasparenze, modulazioni e riflessi, contrasti e guazzabugli che trascendono il colore stesso e si trasformano in misteriose congetture, in punti di osservazione, in solleciti ad approfondire e indagare, insomma in un poliziesco cromatico. Ci aiuta a capirlo uno dei protagonisti del racconto, il cieco Corsi che, pur non vedendo, è colui che sa veramente vedere e interpretare: “ Quando bevo il caffè non lo immagino nero, ma sento sempre la luce che vi si è sciolta dentro; sento il giallo del sole che ha illuminato la pianta, l’argento dell’acqua che l’ha bagnata. E il caffè si mischia dei tanti colori che lo compongono in un inebriante caleidoscopio…”
Siamo a ridosso della seconda guerra mondiale; il profumo del caffè si fa Storia e Vicenda. Nella Storia si vive l’ignominia delle leggi razziali, la fuga degli ebrei, l’ascesa di nobilastri inventati di regime, i soliti faccendieri di filibusta finanziaria, gli editti all’austerity che invitano a bandire il consumo del caffè per privilegiare il surrogato: “ dopotutto l’esempio viene dalla Camera dei deputati che ha bandito l’uso del caffè al proprio bar, subito seguita dalla Camera del senato…”. Insomma, il costo di un chilo di caffè equivaleva a due giorni di paga di un operaio…
Nella Vicenda il caffè si sorseggia con il maresciallo Modiano, un “tipo impiccione” che invece di farsi gli affari suoi ha l’ardire di ficcare il naso in una “sporca faccenda” di finanza e di sangue di un piccolo paesino abruzzese. E qui si apre un microcosmo di appunti, di personaggi, di misteri da chiarire, di nevicate lente e dolcissime che intiepidiscono i corpi di una notte d’amore. La bella barista dalle origini sconosciute, le gustose “entrée” dell’Arzighetti e dell’appuntato Inzirillo, il Segretario Comunale sospeso tra obblighi di ruolo e la propria segreta umanità, il losco finanziere Lanfranchi, la sconvolgente avventura del povero Spinaci condannato al manicomio per annullare ogni testimonianza giudiziaria… Su tutti, il protagonista, il Maresciallo Modiano con la sua onestà intellettuale, il suo voler andare a fondo per dipanare intrecci e garbugli malavitosi mantenendosi costantemente in sintonia con la propria coscienza di uomo.
Il timbro letterario scorre senza intoppi; il dialogato s’alterna al narrato in una sintesi stilistica di equilibrio e vivacità lessicale; l’ampiezza contenutista del racconto con la sua molteplicità di tematiche si apre su prospettive analizzate con la severità dello storico e il sottile vigore di una scrittura sobria e compiuta, sempre affascinata dai colori del caffè e dal vento freddo che soffia sulle asperità scoscese delle terre di Abruzzo.
Pier Luigi Coda
http://www.dictamundi.net/Recensioni/VetrinaBernavaA.html
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